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Breve storia delle sponsorizzazioni più curiose e controverse della MotoGp

Gli sponsor, specialmente nel motorsport, non sono solo loghi sulle carene: in MotoGP decidono colori, immaginario e—più spesso di quanto sembri—la direzione del business. A volte trasformano un team in icona pop, altre aprono discussioni etiche o regolamentari; in molti casi sperimentano formati che poi diventano standard per tutto il paddock. Ecco una rassegna ragionata delle sponsorizzazioni più particolari che la top class abbia mai visto.

 

moto gp live

Quando il tabacco sparì… ma non del tutto

Per anni i marchi del tabacco hanno dominato le livree. Con l’inasprirsi delle norme, i reparti marketing si sono ingegnati con “sostituzioni creative”. Emblematico il caso della Yamaha di Valentino Rossi nei primi anni 2000: nei Paesi con restrizioni compariva il celebre “GO!!!!” al posto del marchio Gauloises, un espediente grafico capace di evocare il brand senza nominarlo. Anche Ducati attraversò la fase del “barcode” legato a Marlboro, un linguaggio visivo tanto riconoscibile quanto discusso. Più tardi arrivò l’era Mission Winnow: non un prodotto, ma un’iniziativa corporate che in alcune gare venne sostituita da grafiche alternative per rispettare sensibilità e leggi locali. Sono esempi che mostrano come la livrea possa diventare messaggio, non semplice pubblicità.

LCR e il “format” per evento: dal coniglio di Playboy ai doppi title sponsor

Se c’è un team che ha innovato nella gestione commerciale è la LCR Honda di Lucio Cecchinello. L’adozione degli “Event Title Sponsor” per singole tappe ha reso elastiche le partnership e iconiche certe livree, come quella con Playboy che fece discutere tifosi e media ma centrò l’obiettivo di massima visibilità. Nel tempo, LCR ha affinato il modello fino a gestire due moto con identità commerciali distinte sotto lo stesso tetto: un approccio che aumenta la resa per gli sponsor, moltiplica le attivazioni nei diversi mercati e mantiene fresco il racconto mediatico.

Le cartine “azzurre” di Rizla Suzuki

Tra i marchi più inattesi per il grande pubblico c’è Rizla, storico brand di cartine, che legò il suo azzurro a Suzuki diventando title sponsor. Oltre all’impatto cromatico fortissimo, quell’era coincise con risultati memorabili (come la vittoria bagnata di Le Mans 2007 con Chris Vermeulen), contribuendo a scolpire nella memoria collettiva un binomio tanto insolito quanto efficace. Una prova che, in MotoGP, la coerenza estetica e narrativa può superare le distanze tra categorie merceologiche e due ruote.

Quando l’auto “si veste” da MotoGP

Non contano solo i settori, ma anche le forme. Yamaha trasformò la M1 in un manifesto per il lancio della Fiat 500 con una livrea celebrativa che citava l’icona degli anni Cinquanta. In un altro episodio, apparve una carena-mosaico con i volti di centinaia di fan: la sponsorizzazione diventava storytelling partecipato, un ponte tra marketing, comunità e intrattenimento. Sono operazioni che ancora oggi illustrano come la MotoGP sappia fare “brand experience” a 300 all’ora.

Lamborghini + Pramac: eleganza (gialla e nera) da Sant’Agata

Fra le sinergie italiane più raffinate spicca la collaborazione tra Automobili Lamborghini e il team Pramac: special al Mugello con doppia livrea invertita—una gialla, una nera—firmata dal Centro Stile, divise dedicate e presenza del brand nel box. Un crossover luxury–motorcycle coerente, estetico e riconoscibile, replicato in più stagioni, che ha portato nel paddock un linguaggio premium senza scadere nel puro esercizio di stile.

Quando lo sponsor diventa… proprietario (e poi scompare)

La cronaca recente ha offerto un caso rarissimo: un partner tecnologico diventato azionista di maggioranza di un team satellite, guidandone rebranding e ambizioni. La storia si è chiusa bruscamente con l’esclusione della squadra dalla griglia nella stagione successiva e l’ingresso di una nuova struttura. Episodi del genere ricordano quanto la governance della serie, i requisiti finanziari e il rispetto delle regole pesino sul destino commerciale delle scuderie quanto i risultati in pista.

Sponsor “imprevisti” e dialogo tra mondi

Nel paddock hanno trovato spazio marchi apparentemente lontani dalle due ruote: assicurazioni, fintech, tech consumer, moda e lifestyle. Emblematico l’avvicinamento di brand provenienti dalla Formula 1 a strutture MotoGP: un dialogo tra piattaforme sportive che condividono audience globali e strategie di cross-pollination. Il risultato è un ecosistema commerciale più ricco, in cui naming rights, livree speciali e contenuti digitali convivono in piani editoriali multicanale.

L’onda lunga fuori dalla pista

Molte sponsorizzazioni hanno avuto una “seconda vita” culturale: livree diventate magliette, caschi in edizione limitata, grafiche replicate nei videogiochi e nei prodotti di intrattenimento. Su portali autorizzati, l’immaginario delle due ruote è spesso omaggiato da cataloghi che propongono giochi in grado di riprendere colori, simboli e atmosfere della velocità. In questo contesto, come evidenziato anche su portali di comparazione come Casinofy, si collocano anche i giochi Pragmatic Play a tema motori,in cui il riferimento estetico al motorsport può trasformarsi in esperienza visiva curata.