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Ferrari non è un marchio è una squadra

La Ferrari ce l’ha fatta: è diventata una squadra, era la mimesi che s’aspettava da tempo, forse da troppo tempo, da quando Alonso e Raikkonen si scambiano frecciatine velenose appena dopo i gran premi. Siamo lontanissimi da quelle situazioni. Adesso ci sono Kimi, Seb e il loro team principal Arrivabene. Forse si deve tutto a lui.

È vero Raikkonen è stato sempre un fuoriclasse e anche se sulla sua strada ha trovato colleghi più veloci, non si è mai perso d’animo e ha lavorato per la squadra. Diversi anni fa si diceva soffrisse la presenza di Alonso, lo stesso che ha mandato in crisi Massa. Il brasiliano sostiene addirittura che Alonso sia stato l’ossessione di Raikkonen.

Ma adesso ci sono dei piloti nuovi, rinnovati nello spirito e nella voglia di essere il top in pista. E l’abbraccio che riserva loro Arrivabene dimostra la loro capacità di farsi squadra. Alla fine dell’ultimo GP è stato immortalato l’incontro tra il team principal e i due piloti. Un abbraccio tenerissimo è stato riservato ad Iceman, secondo sul podio di Sakhir. Poco lontano Vettel, emozionato, partecipe del momento, pronto ad applaudire il compagno di squadra.

Le parole di Arrivabene dimostrano il lavoro svolto in questi mesi a Maranello, il lavoro di tessitura di un rapporto molto personale con i piloti. Per Arrivabene Raikkonen è di ghiaccio soltanto all’esterno mentre in casa è un ragazzo sensibile e va preso nella maniera giusta. Vettel è come un figlio, invece, un figlio da proteggere e supportare riconoscendo che ha un carattere più forte.

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